Vito Crimi (chiiii???) ha lanciato la (lunga) volata che ci porterà alle elezioni amministrative di Roma e Torino.
Cosa ha detto il nostro? Ha affermato che la limitazione dei due mandati previsto dallo statuto 5Stelle può essere ignorato nel caso delle sindache di Roma e Torino, Virginia Raggi e Chiara Appendino. E che ci frega? Direte voi. Tantissimo, dico io.
Al di là delle dinamiche interne al Movimento 5 Stelle, di cui mi importa meno dello sviluppo sessuale del bradipo tridattilo, le parole di Crimi (che ricordo è l’attuale Capo politico, pensa te, dei Grillini) avevano secondo me un altro obbiettivo. Quelle parole erano un messaggio, neanche tanto criptato, al Partito Democratico.
Provo a tradurre: “Caro PD, le cose stanno così: a Roma e a Torino il sindaco ce lo abbiamo noi. Quindi:
- La scelta del candidato sindaco di queste due città viene fatta a Roma
- Le due città dovranno essere divise equamente fra PD e 5Stelle.
- Le amministrative di Maggio sono parte dell’alleanza che regge il governo Conte.
- Se sarà così, il governo Conte è destinato a durare a lungo”
Mica pizza e fichi. E come ha reagito la politica torinese? Nel modo più prevedibile: “Basta Appendino, mai con i 5Stelle”. Risposta coerente con l’azione di opposizione in Consiglio Comunale, ma abbastanza miope.
Vito Crimi ha apparecchiato un tavolo a cui, volenti o nolenti, ci si deve sedere. Bene farebbe il PD torinese a sedersi con una proposta per convincere i conviviali a preferire per la nostra città una soluzione che non preveda il nome di Chiara Appendino. E i motivi ci sono. Sono i tanti NO che questa Giunta ha detto e che ha fatto indietreggiare la città di almeno 20 anni. Ma questo deve essere fatto pesare A QUEL TAVOLO, e a quel tavolo sono seduti i partiti che formano il blocco di governo.
Pensare di scollegare la vicenda elettorale di Torino dal’esperienza di governo nazionale è indice di una visione politica di corto respiro.