In tutti questi mesi il Centrosinistra torinese non è ancora riuscito ad individuare il candidato sindaco da contrapporre al candidato “unofficial” del Centrodestra. Dopo aver valutato l’opzione Saracco (senza particolari entusiasmi), e sacrificato una figura autorevole e competente (ma forse poco allineata alle correnti e politicamente ingenua) come Mauro Salizzoni (uno che ha passato il suo tempo professionale a salvare vite, ca va sans dire) stiamo vivendo sulle montagne russe inseguendo gli indici di gradimento giornalieri di Gianna Pentenero, Stefano Lorusso e Enzo Lavolta.
Persone stimabili e rispettabili, per carità. Probabilmente anche capaci. Ma con qualche tallone d’achille che non deve essere ignorato.
Il primo problema riguarda la loro storia amministrativa. Tutti e tre hanno amministrato la Regione o la Città nelle Giunte Chiamparino (in Regione) e Fassino. Due amministrazioni che, leggendo i risultati elettorali, sono stati entrambi BOCCIATI dai cittadini nel 2016 e nel 2019. Sono quindi cavalli di razza ma di una scuderia perdente. E’ questo il meglio che il partito di maggioranza relativo (PD) è in grado di proporre? Tre persone che hanno giùà annusato l’amaro profumo della sconfitta?
Il secondo problema è il metodo di scelta che li ha inchiodati al palo. I tre esponenti sono vittime dell’eterna lotta fra le varie correnti del PD. E fino ad oggi questa lotta non è riuscita a trovare una soluzione. Sembra di vedere la lotta fra due bisonti che si affrontano testa a testa: uno è il più forte, ma non abbastanza da riuscire ad abbattere l’altro; il secondo è più debole ma non così debole da avere il coraggio di considerarsi sconfitto.
Se questi tre esponenti non riescono ad ottenere l’apprezzamento unitario del proprio partito, come possono pensare di ottenere il consenso dei torinesi.
Poi succede che Zingaretti si dimette e Enrico Letta viene eletto Segretario del PD. Nel suo discorso iniziale Letta afferma di volere un partito aperto e inclusivo e in cui le correnti non esistano (bum!!). Come si conciliano questi concetti con l’esperienza del PD di questi mesi? Non sarebbe il caso che si AZZERASSE tutto quanto (nomi compresi), si togliesse dal tavolo la lotta fra correnti e si ricominciasse a fare politica? Cercando di individuare non la figura che garantisca gli interessi di parte ma una figura che possa parlare ai cittadini, soprattuto a quelli che nel 2016 hanno preferito l’Appendino e i 5 Stelle a Fassino e il centro sinistra?